ALCUNE CONSIDERAZIONI su MUSICA e RITMO

Parliamo degli effetti emotivi generati dal ritmo.

Il “tempo” della musica si misura in battiti al minuto (bpm) ed indica la velocità alla quale la musica viene suonata. Tempi nell’intervallo 60-80 bpm corrispondono ad un’attività cardiaca umana in veglia e a riposo che possiamo definire “normale”. Musica con tempi inferiori a questo intervallo avrà un effetto tranquillizzante ma potrebbe essere usata anche per generare un effetto “rattristante” (dipenderà dal contenuto musicale che aggiunge al ritmo). Musica con tempi superiori, ad esempio nell’intervallo 80-90 bpm ha sicuramente un effetto attivante.

La spiegazione più semplice è quella che tutti noi siamo “abituati” a tutto ciò sin da quando siamo nel grembo di nostra madre: il bambino (o la bambina) viene tranquillizzato da frequenze normali, o lievemente più lente; queste infatti gli comunicano che la mamma sta bene, è tranquilla o addirittura dorme; quindi non c’è motivo di preoccuparsi….

Frequenze più alte indicano, invece, che la mamma è all’erta o in ansia; il bambino risponde attivandosi in maniera analoga e ciò avrà un’influenza per tutta la sua vita.

É sufficiente quindi il ritmo di suoni che ci ricordano i battiti del cuore per attivare un certo effetto nel nostro cervello.

Infatti, è stato provato che l’attività elettrica della corteccia cerebrale umana si sincronizza con la musica che viene ascoltata e quindi svolge un ruolo fondamentale nell’ascolto della musica (percezione ed elaborazione); inoltre questa attività è strettamente connessa con l’esercizio: ecco perché il cervello dei musicisti risponde in maniera diversa.

Ne parleremo in maniera più approfondita prossimamente…

A presto !

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